Parole in Ombra


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Presentazione e Prefazione


La scuola in molte occasioni costruisce occasioni importanti.
La pubblicazione di una originale opera scolastica curata dall’insegnante Paola Cellerai e presentata con le pagine che seguono, costituisce un evento particolare perché aiuterà i lettori ad illuminare, non tanto le proprie ombre individuali, quanto le ombre che spesso accompagnano il giudizio di molti cittadini nei confronti delle persone con qualche difficoltà in più degli altri. Siamo certi che le poesie che vengono proposte in questo libro, aiuteranno ognuno di noi a frantumare barriere culturali e psicologiche che spesso accompagnano la vita scolastica e quotidiana di molti amici diversamente abili.
Tutto questo è un modo, credo, intelligente e attento di sensibilizzazione mirata e decisa per riconoscere davvero l’anno 2003 come un appuntamento concreto e visibile in favore delle persone disabili e riguardante ovviamente tutti i cittadini che vivono e operano nel nostro Paese.


FIORENZA ANATRINI


Assessore al Lavoro,Orientamento e Formazione Professionale, Welfare, Pari Opportunità della Provincia di Siena


GIANNI RESTI

Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione della Provincia di Siena

PREFAZIONE DI PAOLA CELLERAI :


Presso l’ITCG “S. Bandini” di Siena esiste ormai da tre anni uno spazio, chiamato Laboratorio Creativo, all’interno del quale si fanno attività che intendono esaltare la profonda umanità e la preziosa creatività presenti nei nostri alunni portatori di Handicap, oltre a sostenere il loro senso sociale.
Ci proponiamo di far scaturire da loro un’energia che li porti a dare voce al loro mondo interno ed esterno, utilizzando la pluralità dei linguaggi espressivi. Si dà spazio alle esperienze soggettive, al quotidiano, ai frammenti di storia personale, ai desideri, mobilitando le risorse dei partecipanti e valorizzandole . Cerchiamo in ogni modo di creare un ambiente rassicurante, nell’accettazione e nel rispetto reciproco. Il laboratorio intende diventare un “canale” di comunicazione fra il “dentro” psichico, vissuto dal singolo, e il “fuori” sociale, nonché un “amplificatore” dei sentimenti e dei desideri e un “contenitore”dei timori, delle difficoltà, delle emozioni. . L’interpretazione creativa, attraverso i diversi linguaggi, verbali e non-verbali, permette loro di entrare in uno spazio creativo-espressivo in cui, attraverso la scrittura poetica, il movimento, la drammatizzazione, l’espressione grafico/pittorica, si realizzano situazioni che coinvolgono l’intero gruppo in un processo di apprendimento. Costantemente viene posta l’attenzione sulla irripetibile individualità di ogni singolo alunno, sul suo mondo interiore che emerge con le parole, le immagini, i sentimenti, i pensieri, le emozioni. Cerchiamo di liberare questo preziosissimo mondo interno da stereotipi e schemi compositivi, nella convinzione che una creatività guidata e progettata dall’educatore, aiuti il ragazzo a raggiungere un maggiore equilibrio emotivo.
Nel corrente anno scolastico 2002/03 è stato proposto un percorso, finalizzato alla produzione di testi poetici. Oltre all’analisi di testi scelti, alla loro comprensione, alla drammatizzazione e alla realizzazione grafico-pittorica, ci sono stati momenti di condivisione delle emozioni e sentimenti all’interno del gruppo, che si sono poi concretizzati in parola poetica. Talvolta i sentimenti, sia verso se stessi che verso gli altri, possono essere molto confusi, immaginiamo per i nostri alunni in difficoltà! Possono essere infelici ansiosi, ma non saperne il motivo. Le idee dolorose, le paure e certe fantasie possono essere, addirittura ossessionanti e i problemi apparire enormi e irrisolvibili, si avverte un senso di caos interiore e di costante “rumore mentale”. Questa confusione può uscire fuori e prendere forma nella parola poetica . “La trasposizione dei complessi o dei conflitti psicologici dall’astratto mondo interiore al concreto mondo esterno sembra produrre un cambiamento nelle dinamiche emotive come se qualcosa spostasse e allentasse i blocchi psicologici” (Weinrib 1983). Cresce l’autostima nei nostri ragazzi quando si percepiscono creatori di “oggetti artistici” attraverso i quali possono “rendere più chiari” i propri pensieri; maturano la sensazione di essere capiti, di poter spiegare ciò che sentono. Sappiamo che il semplice atto di creare, che viene incoraggiato, ha di solito un effetto benefico. Si impara piano piano ad usare le proprie risorse immaginative e le capacità creative per risolvere i problemi, anziché complicarli con angosce e fantasie spesso irrazionali. I lavori che sono nati sono il frutto di ore e ore di impegno dei nostri ragazzi, che in questa situazione, senza dubbio protetta, ci hanno rivelato la loro parte più vera e profonda, ricca di emozioni, paure, ombre e passioni, alle quali hanno dato nome e voce.

Il lavoro
Parole in ombra nasce anche dalla collaborazione con il Festival Internazionale delle Ombre, giunto ormai alla settima edizione, che si svolge a Staggia Senese (SI). Da sempre collaboro alla realizzazione di questo evento, poiché faccio parte dell’Associazione Stacciaburatta che ne è l’ideatrice e promotrice insieme al Comune di Poggibonsi. Tutto questo mi ha dato la possibilità di imparare ad usare il linguaggio teatrale delle Ombre che ho acquisito facendo corsi con esperti. L’Associazione Stacciaburatta ha sempre sostenuto l’aspetto educativo e culturale rivolgendosi ai bambini, alle scuole e alle famiglie con corsi e laboratori sui vari linguaggi artistico-espressivi e teatrali e in particolare sulla tecnica del teatro delle ombre. Questo lavoro sarà esposto all’interno della mostra Il poeta in ombra.

Ancora due parole …

“Con la poesia sono felice” scrive Giuditta “… le parole sono nuvole, morbide, lisce, prendono tante forme. Io decido la forma, sono potente”. La poesia è la voce della sua ombra, l’espressione profonda della sua parte più nascosta. Giuditta, come gli altri ragazzi che hanno partecipato a questo lavoro, fa parte di quelle persone che sono tenute in ombra dalla società, coloro che rappresentano essi stessi la nostra ombra, il nostro lato più oscuro, ciò che non vogliamo vedere, che spesso cerchiamo di nascondere, di tenere lontano, la parte di noi che non accettiamo. L’ombra secondo Jung è tutto ciò che l’uomo rimuove dalla sua coscienza nella vita quotidiana, ciò che è rifiutato, non condiviso: l’ombra insomma rimanda alle zone oscure e inconsapevoli dell’uomo, ma anche al suo corpo: non esisterebbe l’ombra se non ci fosse un corpo in grado di proiettarla. Aldo Carotenuto, psicologo junghiano affrontando in un suo saggio il significato dell’opera
La donna senza ombra di Hofmannsthal, sottolinea che l’ombra porta in sé l’opacità del corpo, è il segno della sua incarnazione, ma il corpo esprime anche la mortalità, la malattia, l’identità sessuale. Scrive Carotenuto: “ Impronta schiacciata al suolo, l’ombra è la condizione che impegna l’uomo a desiderare, amare, procreare. Se la carne non fosse mortale non ci sarebbe ragione di unirsi per rinnovare la vita”. La coscienza dell’ombra è quindi coscienza della finitudine e dell’ambivalenza dell’uomo: non riconoscerla significa porsi in qualche modo sullo stesso piano di un essere onnipotente e immortale, in grado di decidere per se stesso e per gli altri. Dialogare con l’ombra, questa è una possibilità: farla parlare, riconoscerla, ascoltarla. Dare voce a coloro che in ombra sono lasciati, dimenticati, che spesso non sono ascoltati. I loro occhi “vedono oltre il visibile”, la loro sensibilità può essere così raffinata da comprendere la realtà secondo una logica profonda, viscerale, che arriva all’essenza delle cose. La loro sofferenza, spesso inespressa, trattenuta, può essere talmente grande che la parola da soffocata diventa grido. È qui che si inserisce la poesia, nella possibilità di plasmare questo grido, questa sensibilità, questa ricchezza, per dare loro una sostanza. L’ombra come dice Jung prende forma attraverso la creatività. Quest’ultima è una caratteristica fondamentale della natura umana, presente in tutti, da coltivare con grande cura, per dare ad ognuno, nella sua diversità, la possibilità di vivere in modo personale e autentico.
La persona è un “meraviglioso sistema” nel quale interagiscono aspetti affettivi, cognitivi e corporei, il loro equilibrio determina benessere, il disequilibrio problematiche di vario genere e gravità. La scuola ha il compito di“nutrire in modo culturalmente sano” ponendosi come finalità lo sviluppo globale delle persone che faciliti l’apprendimento della conoscenza e la realizzazione del proprio progetto di vita. La capacità di progettare è un’abilità che spesso ai giovani manca e mette paura, in particolare quando alla fatica di crescere si mescola il “dramma” di una disabilità che oscura o annulla la visione di un futuro possibile. Le persone in difficoltà, più di altre, possono avere bisogno di esplorare i propri territori bui, scoprendo la possibilità di far comunicare l’interno con l’esterno, creando così lo spazio della relazione e del dialogo. La poesia è un linguaggio artistico-espressivo che può fare da “veicolo” tra realtà soggettiva e realtà oggettiva, può favorire la “riorganizzazione delle strutture psichiche”, grazie ad una gestione “rispettosa” degli stati di caos, di perdita e separazione e può sostenere l’affermazione dell’identità attraverso la creazione di “parole artistiche” nelle quali si proietta un processo di trasformazione di sé. È solo con una personalità più consapevole e integrata chele persone in difficoltà possono inserirsi nel sociale senza portarsi dietro la maschera dell’eterno “bambino” disabile. Con una metafora un po’ abusata potremmo dire che la poesia è il dito che indica la Luna e poiché la Luna è invisibile, il dito deve essere un po’ speciale, deve riuscire a ricreare in noi l’immagine della Luna stessa che non potremmo mai vedere direttamente. Neppure il poeta l’ha vista, ma l’ha in qualche modo conosciuta attraverso la sua intuizione poetica che è proprio ciò che la poesia comunica, nel modo in cui un’intuizione è comunicabile: cioè ri-creandola, ri-facendola. La poesia è voce , ritmo, musica fatta di parole e il ritmo delle parole accompagna il ritmo dell’emozione, visto che la comunicazione poetica è intrinsecamente comunicazione emotiva. L’atto creativo che la sottende è sorprendentemente catartico, terapeutico, cura l’anima, la collega e la integra al corpo. Si scrive per tanti motivi, chi scrive lo sa. Quando si immagina che giovani persone in difficoltà, disabili o diversamente abili come dir si voglia, possano fare un percorso creativo e di crescita attraverso la parola poetica, si entra in uno spazio “rischioso”, affascinante, misterioso, dove la parola è affermazione, liberazione, va oltre il limite fisico del visibile esprimendo l’invisibile. Il lavoro poetico rappresenta un confine entro il quale muoversi, sapendo che quello che si scrive è nostro, siamo noi, la nostra storia il nostro Essere: “Voi siete anche queste parole” dico ai miei alunni, ridono, sono sorpresi, qualcuno lo sa già. È bello vedere queste giovani persone soddisfatte di quello che scrivono, sapere che apprezzano l’uno il lavoro dell’altro, senza giudizio, senza pregiudizio. Sono persone che hanno da insegnare molto agli altri, che hanno ancora da crescere e vanno solo un po’ accompagnati. Io li accompagno in una piccola parte del loro percorso e per questo li ringrazio tutti personalmente:
Giuditta, Marzia, Gaia, Riccardo, Francesco, Giovanni I, Giovanni II, di farmi partecipe del loro mondo così ricco, così vero.


Paola Cellerai



P. S. Ancora poche parole per dire che una parte di questa raccolta è dedicata, in particolare, ai lavori di Riccardo Cipolla. Troviamo le sue poesie in ogni sezione, ma Riccardo ha fatto molto di più, dedicando tanto tempo e tante energie alla produzione poetica. Sembra proprio aver trovato uno stile, un modo di comunicare che gli appartiene profondamente, attraverso il quale si rivela la sua ricchezza e la sua forza interiore.






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